Una regina al Monte di Pietà
Nell’estate del 1660 si rivolse al Monte di Pietà nientemeno che una regina. Tra le carte dell’archivio storico infatti si conserva un instrumento di concessione di un prestito su pegno relativo alla “Serenissima Regina Suetie” (sic), ovvero la celebre Cristina.
Nel dicembre del 1655, fresca di conversione al cattolicesimo e di abdicazione al trono di Svezia, la ventinovenne regina era venuta a porsi sotto l’ala del papa Alessandro VII Chigi, da parte sua ben contento di accoglierla in un’epoca di contesa tra cattolici e protestanti.
Cristina entrò in città con un corteo degno del trionfo di un generale romano, tra carrozze dorate, guardie con corazze lucenti, ampie rappresentanze della nobiltà e della curia. Lei, con un mantello nero a frange dorate e senza gioielli, cavalcava una semplice mula che il papa stesso le aveva donato. In un’umiltà sfarzosa attraversò dunque la Porta del Popolo che Gian Lorenzo Bernini aveva ridecorato per lei su incarico papale, evento epocale ancora testimoniato dall’iscrizione sul lato interno.
Protetta dal cardinale Decio Azzolino e benevolmente provveduta dal papa, Cristina si diede dunque a una vita sfarzosa senza troppo preoccuparsi di spese e debiti.
Nel 1660, tuttavia, dovette abbandonare i piaceri di Roma e tornare in Svezia.
Ad aprile, infatti, era morto Carlo X, il cugino a cui aveva affidato il regno abdicando. Lasciava un figlio di soli 5 anni, incoronato Carlo XI. L’erede legittimo era molto giovane e non aveva ovviamente discendenza. La prospettiva dell’estinzione della linea dinastica stabilita da Cristina non era dunque così inverosimile, tanto da indurla a recarsi di persona a supervisionare la situazione.
È probabilmente in questo quadro che si inserisce il documento conservato nelle carte del Monte di Pietà. Dovendo affrontare un lungo viaggio e con la prospettiva di non essere accolta con larghezza di ospitalità, Cristina aveva bisogno di denaro e lo andò a cercare dove popolani e principi di Roma avrebbero trovato nei secoli un sicuro conforto. Secondo quanto registrato nell’instrumento, il 17 luglio 1660 la regina impegnò otto diamanti al Monte di Pietà, per i quali le furono corrisposti ventimila scudi con deposito valido per diciotto mesi.
Cristina tornò a Roma nel 1662, in ritardo sulla scadenza del prestito che però probabilmente le venne prorogato. Non sappiamo se riscattò i suoi gioielli, tuttavia è noto che riprese la sua vita brillante. Morì nel 1689, dopo aver visto succedersi sul soglio pontificio altri tre papi e con il privilegio di essere sepolta in San Pietro, lasciando un ricordo indelebile in tutta Roma, compreso l’archivio del Monte di Pietà.
Francesca Garello
Segnatura: Fondo MdP, Sez. IV. Gestione, serie 1. Istrumenti, fasc. 15, cc. 65r e sgg.