I risparmi di Orfeo
Nel Seicento Roma non fu solo il centro della Cristianità e di tante manovre politiche ma anche il cuore di una scena artistica straordinaria. Tra tanti nomi spicca senz’altro quello del musicista Arcangelo Corelli, che già dai suoi contemporanei veniva definito “gloria maggior di questo secolo” e “nuovo Orfeo de’ nostri giorni”.
Nato nel 1653 a Fusignano presso Lugo, in Romagna, ebbe la sua prima formazione a Bologna ma si traferì presto a Roma, dove la sua presenza è attestata a partire dal 1675. Qui entrò nell’orchestra della chiesa di S. Nicola dei Francesi, inizialmente come terzo violino, risalendo via via la gerarchia fino al primo posto nel 1678 e diventandone infine direttore nel 1682. Nel 1679 entrò al servizio di Cristina di Svezia a cui dedicò la sua prima raccolta di opere stampate. Nel 1687 fu protagonista di un evento musicale unico, conducendo un concerto di ben 50 strumenti a piazza di Spagna, offerto alla città di Roma dall’ambasciatore francese per celebrare la guarigione di Luigi XIV. Raggiunse il culmine della sua carriera nel 1706, quando fu ammesso all’Accademia dell’Arcadia con lo pseudonimo di Arcomelo Erimanteo. Alla sua morte, nel 1759, fu sepolto nel Pantheon.
Nonostante questa straordinaria carriera Corelli restò sempre riservato e modesto. Un altro celebre musicista, Georg Friedrich Händel, a quel tempo anch’egli a Roma, lo descrive così: “Le sue due caratteristiche dominanti erano la sua ammirazione per i dipinti [...] e un'estrema parsimonia. Il suo guardaroba non era ampio. Di solito vestito di nero, portava un mantello scuro, andava sempre in giro a piedi e protestava con vigore se qualcuno voleva costringerlo a prendere una carrozza”.
Non stupisce dunque che la presenza di Corelli nell’archivio del Monte di Pietà non sia legata a un prestito su pegno bensì a un oculato investimento. Una lettera patente datata al 16 luglio 1687 attesta la proprietà del musicista di diversi “luoghi di Monte”, ovvero obbligazioni simili ai nostri Buoni del tesoro. Queste obbligazioni potevano essere “vacabili”, cioè legati esclusivamente a chi le accendeva, oppure “non vacabili” e quindi trasmissibili per successione. I luoghi di Monte di Corelli sono del primo tipo e la cosa è comprensibile: non essendo sposato e non avendo figli il musicista non sentì l’esigenza di garantire che i suoi risparmi fossero disponibili per eventuali eredi.
E forse considerava sua vera eredità la musica, non il denaro, preoccupandosi piuttosto di trovare un sicuro custode per i suoi violini che affidò per testamento a Matteo Fornari, suo discepolo prediletto.
Francesca Garello
Segnatura: Fondo MdP, sezione V. Contabilità, serie 8. Documentazione relativa ai Monti, sottoserie 5. Monte di Pietà Vacabile, scatola 1