Le spade dell’Eroe
Il 2 giugno 1882 moriva a Caprera Giuseppe Garibaldi, forse il personaggio storico più amato dagli italiani.
Era malato da tempo e la notizia della sua morte non giunse forse inaspettata, ma suscitò ugualmente un’ondata di commozione. Accordandosi al sentimento popolare e rimuovendo opportunamente tutti i riferimenti repubblicani e al socialismo utopico, il mondo della politica adottò volentieri Garibaldi come simbolo della ritrovata unità nazionale. In poco tempo la sua figura assunse i contorni della leggenda. Tutto ciò che poteva essere legato al suo nome si trasformò in fretta in un cimelio, una reliquia.
Non stupisce dunque che nemmeno un mese dopo la scomparsa di Garibaldi Francesco Crispi, allora deputato, decidesse di svincolare alcuni di questi “cimeli” dai depositi del Monte di Pietà.
L’archivio storico conserva infatti un biglietto da visita dello stesso Crispi con una breve nota manoscritta in cui dispone di consegnare le spade a Achille Lanti, suo maggiordomo. Al biglietto è associata una lettera che autorizza il segretario a consegnare gli oggetti all’incaricato di Crispi, ovviamente previo saldo delle quote e degli interessi legati al deposito.
Non sappiamo quando le spade furono portate al Monte di Pietà. Probabilmente tra il 1875, anno in cui Garibaldi si stabilì a Roma, e il 1876, quando gli fu concesso dal governo un vitalizio di 100.000 lire. In quel periodo, infatti, Garibaldi si trovava in grande necessità di denaro per ripianare i debiti dei figli, Menotti e Ricciardi, che avevano condotto investimenti avventati. La pensione gli era stata concessa già nel 1874 ma Garibaldi l’aveva rifiutata perché avverso alla destra del governo Minghetti, accettandola soltanto quando salì al governo la sinistra di Agostino Depretis.
Terminata la stagione delle battaglie e tormentato dai malanni della vecchiaia Garibaldi probabilmente si dimenticò delle spade al Monte di Pietà e mai le riscattò.
Suona come ironia della sorte che abbia voluto recuperare questi simboli del carattere combattivo e rivoluzionario di Garibaldi proprio quel Crispi che contribuì alla metamorfosi della sua figura, favorendo una narrazione nazionalistica e di protagonismo ardito delle imprese garibaldine che più tardi fu recuperata e sfruttata dal fascismo.
Francesca Garello
Segnatura: Fondo MdP, Sez. II. Direzione generale, serie 2. Carteggio 1871-1937, sottoserie 3. Rubrica C, fasc. 248