CASSA DI RISPARMIO DI ROMA

Tipologia Fondo
Data cronica
1836-1999
Note
con documenti dal 1787 al 2004

Tipologia

Fondo

Contenuto

Con il suo ricco patrimonio documentale, il fondo Cassa di risparmio permette di ricostruire le vicende di un istituto di credito che, pur essendo di recente istituzione rispetto ad aziende come il Banco di Santo Spirito o il Monte di Pietà di Roma, e nonostante il campo prevalentemente locale nel quale operò nel corso della sua esistenza, offre un notevole contributo per la ricostruzione della storia economica e sociale di Roma e del Lazio dalla prima metà dell'Ottocento. Il materiale, nonostante le dispersioni e le alterne vicende subite in diverse epoche, consente di ricostruire le funzioni di un istituto destinato principalmente a favorire la raccolta dei depositi dei piccoli e medi risparmiatori, il suo graduale sviluppo e consolidamento, i periodi di crisi, la struttura organizzativa interna, la gestione di servizi speciali come le ricevitorie ed esattorie sia comunali che provinciali, l'esercizio del credito agrario, gli ammassi dei prodotti agricoli, il servizio dei pegni, attivato dopo l'incorporazione del Monte di Pietà di Roma, nonché le attività legate alla vasta opera di beneficenza e pubblica assistenza alla quale, fin dalle origini, veniva destinata una larga parte degli utili conseguiti nei bilanci annuali. 
L’archivio copre un arco cronologico che va dal 1836, anno della fondazione della Cassa di Risparmio di Roma, al 1999 ed è costituito essenzialmente dai documenti prodotti e ricevuti dagli uffici e servizi dell'amministrazione centrale. A questo nucleo bisogna aggiungere la documentazione proveniente da enti diversi che in varie epoche furono incorporati nella Cassa di Risparmio, o le cui vicende furono per diversi motivi legate a quelle della Cassa: la Società artistico operaia romana per la costruzione di case economiche, il Monte di pietà Scapitta di Frosinone, la Cassa rurale e artigiana Madonna delle Grazie di Alatri, la Cassa di risparmio di Latina e la Cassa rurale e artigiana di Capena (per ulteriori notizie si rimanda alle note introduttive redatte per ciascun fondo). 
L'archivio risulta composto in prevalenza da fascicoli e registri, ma sono presenti anche alcuni volumi, contenenti le raccolte delle circolari e dei bilanci a stampa e, per una parte della documentazione più antica, si sono conservate anche alcune filze, a testimonianza del primo sistema di ordinamento dell'archivio. 
Analizzando la cronologia relativa alle singole serie è evidente che quasi tutte hanno subìto, nel corso del tempo, gravi perdite che ne hanno ridotto notevolmente la consistenza. 
D’altra parte si conservarono integralmente alcune serie, per l'importanza rivestita dalla documentazione in esse contenuta: si tratta dei verbali degli Organi sociali, delle principali scritture contabili (giornali, mastri, inventari) e dei bilanci; una conservazione "a campione", limitata ad alcuni decenni o ad un esemplare per ogni anno, è riscontrabile in molte serie della Contabilità, dei Depositi e degli Impieghi. Per il resto si conservarono le serie nate in seguito all'incorporazione del Monte di Pietà nella Cassa di Risparmio, avvenuta nel 1937, o in qualche modo collegate a questo avvenimento: tra queste, la serie relativa alla Sezione pegno, istituita solo dopo l'incorporazione, quelle relative alle ricevitorie di Roma e Frosinone, la cui gestione fu ereditata dal Monte di Pietà e la documentazione riguardante l'incorporazione stessa. Si conservarono poi i carteggi risalenti ai primi quarant'anni (serie Registri copia lettere e protocolli e Altra corrispondenza e pratiche della segreteria in Presidenza e Direzione generale), nonché le pratiche prodotte dalla Direzione generale, proprio dal 1936; anche la presenza di documentazione prodotta da alcuni ex amministratori della Cassa durante lo svolgimento delle attività di loro competenza (serie Carte del direttore generale Luigi Battocchio e Carte del direttore generale Corrado Garofoli sempre in ivi), può essere messa in relazione con l'episodio dell'incorporazione: infatti Luigi Battocchio e Luigi Maggioni in quel periodo furono rispettivamente direttore generale e vice presidente, oltre che commissario aggiunto durante la gestione straordinaria degli anni 1937-1938; le carte prodotte da Roberto Cavasola e da Corrado Garofoli probabilmente furono conservate poiché testimonianti l'attività esercitata da Cavasola, durante il secondo periodo di commissariamento dell'Istituto, e da Garofoli, nominato direttore generale nella fase di ripresa della gestione ordinaria. 
Il patrimonio archivistico della Cassa di Risparmio di Roma comprende anche una sezione iconografica e audiovisivi, che conserva, in particolare, una raccolta di fotografie, provenienti dall'archivio dell'Ufficio propaganda.
 

Consistenza rilevata

Consistenza (testo libero)
registri 1.308, volumi 311, fascicoli 22.792, schedari 50, raccolte 190, manifesti 46, pellicola 1, videocassette 183, audiocassette 15 (per un totale di circa 470 metri lineari)

Storia istituzionale/Biografia

La Cassa di Risparmio, sorta a Roma nel 1836 su iniziativa di alcune personalità appartenenti al clero e all’aristocrazia romana, si propose come un istituto intento a divulgare ideali di solidarietà attraverso la mutua assistenza dei ceti meno abbienti, infondendo loro la cultura del risparmio e lo spirito di previdenza. Secondo lo Statuto, redatto dai monsignori Pietro Marini e Carlo Luigi Morichini e dal conte Vincenzo Pianciani e approvato il 3 maggio 1836, l’Ente nacque come una società privata per azioni. Essa, su impulso di cento soci tra prelati, esponenti della finanza, dell’imprenditoria e delle famiglie patrizie romane, quali gli Altieri, i Barberini, i Borghese, i Chigi, i Colonna, i Grazioli, i Lante Della Rovere, gli Odescalchi, gli Orsini, gli Sforza Cesarini, i Torlonia – ognuno dei quali, in base all’elenco stilato e alle ricevute d’acquisto delle azioni risalenti all’agosto 1836, contribuì alla costituzione del capitale sociale versando cinquanta scudi – ottenne l’approvazione di Gregorio XVI Cappellari con il Rescritto del 20 giugno 1836, che insieme al regolamento per l’istituzione, in una edizione a stampa, campeggia nella Sala espositiva, e di cui fu data notizia sul periodico Diario di Roma del 10 agosto esposto in Archivio. Più che la quota societaria iniziale, così esigua da estinguersi quasi subito, fu il prestigio dei finanziatori a infondere fiducia nei piccoli e futuri risparmiatori che, grazie al loro contributo, sostennero una cospicua raccolta di depositi con una crescita esponenziale registratasi allorquando la Cassa, amministrata da un Consiglio riunitosi per la prima volta il 22 luglio 1836, aprì al pubblico il 14 agosto presso il Palazzo del Presidente, Francesco Borghese, il quale mise a disposizione la propria residenza per evitare che le spese d’affitto e d’impianto di locali preposti gravassero sul bilancio aziendale. 
L'attività di raccolta dei depositi ebbe, soprattutto nei primi mesi, un risultato ben più roseo delle previsioni, e per tutto il primo decennio d'attività il numero di nuovi depositi ed il loro importo crebbero a ritmo costante. Soltanto con il 1846, in seguito ad una congiuntura economica sfavorevole comune a tutta l'Europa, il trend positivo conobbe una prima battuta d'arresto. Con le note vicende politiche del 1848, gli amministratori della Cassa si trovarono a dover fronteggiare una situazione sempre più grave, soprattutto dal punto di vista della liquidità, che spinse il vertice ad adottare misure eccezionali per ridurre numero e consistenza dei prelievi. Dopo la breve esperienza repubblicana, la restaurazione pontificia produsse effetti nefasti sui conti della Cassa, determinati soprattutto dalla decisione del governo di riconoscere solo il 65% del valore nominale dei titoli emessi dal governo repubblicano. Solo con il 1851 la curva dei depositi riprese a salire, senza tuttavia raggiungere i livelli del 1847. Alla fine degli anni Cinquanta dell'Ottocento nuovi importanti assetti politici, intrecciati ad una lenta comparsa di piccole e medie società, influirono sull'andamento economico della Cassa. Forte della rete di relazioni essenzialmente politiche garantite dai suoi amministratori, l'Istituto divenne in questi anni un punto di riferimento per gli imprenditori romani. Nel 1870 si aprì un nuovo capitolo della storia della città. L'impellente trasferimento a Roma dell'amministrazione del nuovo stato faceva intravedere il decollo del mercato immobiliare e una complessiva rinnovata vivacità economica. In questo contesto Roma, nel corso del 1871, assistette alla nascita di dodici nuove banche e di numerose filiali e succursali di istituti già presenti sul territorio nazionale. Ai vertici dei neocostituiti enti comparvero nomi già legati a posizioni di rilievo della Cassa, a testimonianza dell'esistenza di una rete di operatori finanziari ed economici nella capitale che si apprestava ad affrontare un periodo di stabilità con indubbi benefici anche sulla vita delle sue strutture economiche. In questo senso deve essere letto il vero e proprio decollo dei saldi mensili della raccolta dei depositi che la Cassa registrò con il 1872. In quegli anni, supportato dai più che lusinghieri introiti, l’istituto decise d’identificarsi in una propria realtà edilizia e, pertanto, acquistò dall’Arcispedale di San Giacomo in Augusta un vasto isolato, compreso tra piazza Sciarra, via del Caravita e via Montecatini, dove fu costruita, su progetto dell’architetto Antonio Cipolla, vincitore del concorso, la nuova sede inaugurata il 29 novembre 1874.
Con il 1888 e l'emanazione della "legge organica" del 15 luglio (che disciplinava l'attività delle casse di risparmio italiane) la Cassa di Risparmio di Roma venne a perdere le peculiarità specifiche e l'autonomia gestionale che le erano garantite dall'esistenza di un solo strumento normativo: il proprio statuto. Negli stessi anni si sviluppò una nuova congiuntura economica dal carattere fortemente negativo. La crisi immobiliare, che fece sentire i suoi effetti proprio agli inizi del 1888 e determinò la chiusura di un numero di depositi che, nei mesi successivi, andò crescendo esponenzialmente, portò con sé una serie di effetti a cascata che determinarono crisi profonde nel panorama bancario romano. In particolare, nel periodo a cavallo tra il 1893 ed il 1894, fallirono il Credito Mobiliare e la Banca Generale, mentre pochi mesi prima si era decisa la liquidazione della Banca Romana. Nel 1894 la Cassa attraversò uno dei periodi più negativi dall'avvio dell'attività, caratterizzato da un'impennata dei ritiri di contante da parte della clientela. Soltanto con l'avvio del nuovo secolo i conti della Cassa ripresero un trend positivo potenziato dall'acquisizione di un numero consistente di immobili derivante da pignoramenti ed espropri. L'istituto rafforzò inoltre il proprio impegno nel campo della beneficenza e delle attività socialmente utili, in linea con le finalità statutarie che le imponevano la promozione del risparmio e l'assistenza a favore delle classi meno abbienti. Lo scoppio della Prima guerra mondiale spinse i risparmiatori ad una nuova, consistente ondata di ritiri. Solo in virtù dell'esistenza di clienti facoltosi cui appellarsi la Cassa riuscì a risollevarsi rapidamente all'indomani della vittoria. Nel ventennio successivo furono aperte nuove agenzie e due casse di risparmio (quella di Palombara Sabina e quella di Bracciano) si fusero nella Cassa di Roma, che allargò così la sua sfera d'azione nella regione, istituendo due filiali in queste località. Nel novembre del 1936 la Cassa celebrò, con grande sfarzo e alla presenza di Mussolini e del re, i suoi cento anni di attività mentre l'anno successivo, nell'ottica di una razionalizzazione della presenza degli istituti di credito sul territorio nazionale e con apposito decreto, il Monte di Pietà di Roma (con la sua fitta rete di agenzie e i suoi 400 anni di storia alle spalle) veniva incorporato nella Cassa imponendo un paziente e puntuale lavoro di ridefinizione complessiva dell'organizzazione dell'Istituto. Questa si rese necessaria anche con l'incorporazione dei Monti di credito su pegno di Velletri, Frascati e Veroli, nel 1941, e della Cassa rurale di Anzio, nel 1942. 
Il ventennio fascista si caratterizzò, nel complesso, per l'attività di forte ingerenza nell'amministrazione dell'istituto, sollecitato esplicitamente a collaborare alla politica economica del regime. Dopo la seconda guerra mondiale, nonostante i pesanti danneggiamenti agli immobili e la chiusura forzata di filiali ed agenzie, la Cassa fu presto messa in condizione di garantire i servizi primari alla propria clientela. Successivamente fu avviata una nuova fase di espansione, estendendo l'attività creditizia nelle province di Roma, Frosinone e Latina (quest'ultima attraverso l'incorporazione della Cassa di Risparmio di Latina, avvenuta nel 1956); fu inoltre concessa l'autorizzazione all'esercizio del credito agrario, artigiano e fondiario. Grazie ad un'attenta e puntuale attività mirante a ridisegnare e a migliorare l'organizzazione dell'istituto nel corso degli anni '50, la Cassa di Risparmio di Roma divenne un punto di riferimento per molte attività di investimento nella regione Lazio e giunse alla definizione di una struttura sempre più efficiente e rispondente alle esigenze di una clientela numerosa e diversificata.
A fine anni '80, sotto la direzione di Cesare Geronzi, l'istituto di credito iniziò a penetrare al di fuori della capitale. La richiesta politica di creare una grande banca nazionale portò nel 1989 alla fusione fra Cassa di Risparmio di Roma e Banco di Santo Spirito, altra storica banca romana controllata dall'IRI presieduto da Romano Prodi, e nel 1992 ad incorporare il Banco di Roma. Come conseguenza di queste fusioni venne fondata, il 1º agosto 1992, la Banca di Roma. Contestualmente, in attuazione della Riforma “Amato”, il soggetto di diritto della Cassa di risparmio di Roma fu convertito in un'omonima fondazione, depositaria dell'originaria vocazione filantropica e assistenziale dell'ente predecessore. Allo scopo di sottolineare la separazione dell’attività bancaria da quella filantropica, nel 2007 la Fondazione Cassa di Risparmio di Roma cambiò denominazione in Fondazione Roma. A sua volta la Banca di Roma entrò a far parte del Gruppo Bancario UniCredit, cambiando la sua denominazione in UniCredit Banca di Roma, per poi venire definitivamente incorporata, nel 2010, nella capogruppo UniCredit.
La stratificazione delle carte e la localizzazione degli archivi di questi enti di credito rispecchiano le complesse vicende ora descritte.

 

Storia archivistica

Nel verbale della sessione del Consiglio di amministrazione del 7 ottobre 1836, nell'art. 12, si parla per la prima volta della conservazione delle carte: «Il segretario [mons. Carlo Luigi Morichini] avrà un suggello della società, una cassettina pel cauto trasporto del registro de' verbali, ed un armario nelle stanze della Cassa per la sicura custodia delle carte appartenenti alla Società, che dovranno tutte a lui essere consegnate» (Sez. III, S. 1, Ss. 1, reg. 1). Altri riferimenti sono contenuti nei verbali delle sessioni del 30 agosto, 13 e 27 settembre 1843, nelle quali fu discussa e approvata la stipulazione del contratto d'affitto di locali dell'abitazione del barone Camuccini, di proprietà del principe Borghese, da destinare a sede dell'archivio (ivi, reg. 4). Ma di lì a breve si tornò a parlare del trasferimento delle carte, per le quali si rendeva urgente la collocazione in locali più idonei. Su proposta dell'allora provveditore Giovanni Chigi fu preso in subaffitto un locale al pianterreno in piazza Borghese 19 e, dopo aver fatto eseguire i necessari lavori di adattamento, vi furono trasportati mobili e scansie già in uso nell'antico archivio. Poi furono sistemate «tutte le carte, stampe e registri con l'assistenza degl'impiegati della Cassa i quali si sono occupati (...) di sistemare con tutta regolarità, le carte tutte che compongono l'archivio, formandone un indice dettagliato, in guisa che al presente puossi con tutta facilità e sicurezza dar sfogo a qualunque ricerca» (ivi, reg. 7, sessioni del 30 gen., 13 feb., 27 mar. e 8 mag. 1850). In un documento del 21 giugno 1854, inviato al Consiglio e intitolato "Rapporto del provveditore della Cassa di Risparmio sul modo di migliorare il locale dell'Archivio" si fa riferimento a questa sede affermando che «il locale pianterreno in piazza Borghese n. 91 ove attualmente è situato l'archivio della Cassa di Risparmio, come riesce comodissimo per disbrigare il pubblico all'epoca che si capitalizzano gl'interessi semestrali, altrettanto si è riconosciuto dannoso alla conservazione dei registri e giustificazioni della Contabilità e Segreteria attesa l'umidità a cui va soggetto quell'ambiente». Si suggerisce quindi di trasferire in un locale più idoneo, situato al mezzanino, «i libri e giustificazioni dell'officio contabile non che le carte tutte della Segreteria, lasciando il locale terreno nello stato attuale per ricevere il pubblico quando occorra, e per collocarvi i mandati di entrata ed altre carte di cui non si riconosca necessaria la conservazione» (Sez. VIII, S. 3, fasc. 5). La proposta fu sottoposta al Consiglio e ammessa in tutte le sue parti, ma il contratto d'affitto del locale fu stipulato più tardi ed ebbe effetto dal 1° gennaio del 1856 (Sez. III, S. 1, Ss. 1, reg. 10, sessione del 21 giu. 1854). Quando nel 1874 gli uffici della Cassa di Risparmio furono trasferiti nella nuova sede di palazzo Cipolla anche l'archivio trovò qui una nuova sistemazione. Come risulta dalle planimetrie allegate al preventivo dei lavori eseguiti nel palazzo nel 1897, i locali destinati all'archivio erano situati all'ammezzato tra il piano terra ed il primo piano; l'archivio della contabilità invece si trovava nella stanza contrassegnata dalla lettera T al primo piano (Sez. XIV, S. 1, Ss. 1, reg. 6, all. 2 e 3). Successivamente il materiale dovette subire ulteriori spostamenti nell'ambito dello stesso edificio, tra cui un trasloco al quinto piano. 
Un episodio determinante nella storia del fondo fu l'incorporazione del Monte di Pietà, risalente al 1937. In seguito a quest'avvenimento, come la storia della Cassa si fuse con quella dell'ente incorporato, anche gli archivi dei due Istituti si sovrapposero e il fondo del Monte entrò a far parte integrante dell'archivio della Cassa: le carte infatti vennero ereditate da quest'ultima, che da quel momento dovette conservare unitariamente un'ingente quantità di documentazione e occuparsi della gestione delle pratiche pendenti dell'ente cessato. Peraltro, molte pratiche del Monte di Pietà furono unificate a quelle della Cassa, subendo una rinumerazione e, in molti casi, anche una nuova condizionatura (ad esempio nelle sezioni del “Contenzioso”, del “Legale” e del “Personale”). A solo qualche anno di distanza la situazione sembrava essere caduta in uno stato di totale caos. In una relazione del 1945, a p. 19, si legge: «Da sopralluogo effettuato, si è potuto costatare che l'archivio generale, ufficio dei più delicati, si trova in un caotico disordine. Soltanto ora si rileva un principio di riorganizzazione e di revisione delle varie pratiche e numerosissime carte, buona parte delle quali accatastate senza alcun criterio discretivo. Urge, pertanto, sollecitare quanto più possibile la riorganizzazione definitiva e completa dell'archivio generale (...) L'archivio storico è in ordine. Occorre solo provvedere all'aggiornamento» (“Presidenza e Direzione generale”, “Carte del capo ufficio segreteria Aldo De Angelis”, “Relazione sull'attività svolta dall'Ufficio segreteria”). Disposizioni circa la necessità di riorganizzare le carte si trovano anche in alcuni documenti conservati nel carteggio della Direzione generale. In una lettera inviata dal direttore generale Garofoli al capo dei Servizi contabilità e cassa, datata 9 marzo 1945, si dichiara: «Questa Direzione generale intende unificare e riordinare gli archivi esistenti presso questa sede centrale, poiché l'archiviazione e conservazione dei medesimi si è svolta sino ad oggi con scarsa precisione (...). Le sarei grato di voler indicare quali siano i documenti da poter inviare al macero; dei rimanenti Ella vorrà precisare quali possano essere archiviati e conservati in locali non della sede centrale, non ritenendosi frequente la loro consultazione. In tal modo sarà anche possibile ottenere un maggior spazio disponibile per i restanti documenti» (Sez. VIII, S. 4, fasc. 128). Come risulta da una relazione del capo Ufficio segreteria Aldo De Angelis, del 30 agosto 1945 l'archivio storico fu dunque collocato in piazza Monte di Pietà (Sez. VIII, S. 9 fasc. 2). Nel gennaio 1946 l'operazione doveva già essere compiuta o in fase di attuazione se in una lettera protocollata il 5 gennaio 1946 si chiede un compenso straordinario per il dipendente che svolse il lavoro di sgombero e trasporto degli stampati sui camion della cartiera «in occasione della sistemazione degli archivi» (Sez. VIII, S. 4, fasc. 355).
Le carte ci forniscono informazioni anche sui provvedimenti adottati durante l'ultimo conflitto mondiale e sul trasferimento di parte della documentazione presso un centro di raccolta allestito ad Albano, per preservare da eventuali danneggiamenti e dispersioni le scritture contabili e la documentazione di carattere amministrativo.
L’articolata storia delle fusioni tra diversi istituti di credito, descritta nel capitolo precedente, ha avuto come conseguenza la momentanea creazione di un unico e vasto complesso archivistico, depositario della documentazione prodotta dai quattro enti cessati: Cassa di Risparmio di Roma, Banco di Santo Spirito, Banco di Roma e Monte di Pietà di Roma, gestito unitariamente dalla Banca di Roma. In realtà, prima dell’importante intervento di riordino del 2001, solo parte del materiale archivistico si trovava presso la sede di piazza Monte di Pietà, ma la maggior parte dei documenti era dispersa in varie sedi e depositi di proprietà della Banca di Roma. Nel corso dell'anno 2001 il materiale fu totalmente riunificato e poi trasferito nei depositi allestiti nella nuova sede in piazza del Monte di Pietà. 
A seguito della fusione tra Banca di Roma e Unicredit e per scongiurare che le carte seguissero l’iter della fusione bancaria, con conseguente trasferimento a Milano (dove attualmente si conservano gli archivi del Banco di Roma e del Banco di Santo Spirito), nel 2010 il fondo Cassa di risparmio di Roma e il fondo del Monte di Pietà di Roma sono stati concessi in comodato d’uso alla Fondazione Roma, che attualmente li conserva presso la sua sede a Palazzo Sciarra a Roma. Ulteriori versamenti sono stati effettuati nel 2012 e nel 2014 relativamente alla documentazione della Cassa di risparmio di Roma prodotta dal 1970 al 1991
In data 18/01/1993 l’archivio è stato dichiarato di notevole interesse storico da parte della Soprintendenza per i beni archivistici del Lazio. 

Modalità di acquisizione

Contratto di comodato d’uso stipulato nel 2010 tra Unicredit e Fondazione Roma.

Criteri di descrizione

Il livello di descrizione adottato è nel complesso piuttosto analitico. Sono state sempre rilevate le intitolazioni originali, comprese le eventuali segnature o numeri di classificazione, integrandole, se necessario, con una descrizione sul contenuto di ciascuna unità inventariata. Per quanto riguarda i registri le integrazioni contenutistiche comprendono indicazioni sulla paginazione, la rilegatura o la presenza di eventuali documenti allegati. Nella descrizione dei fascicoli si è proceduto a segnalare la documentazione considerata particolarmente significativa e la cui presenza non è desumibile dal titolo e l'esistenza di sottofascicoli e inserti, adottando anche per essi gli stessi criteri descrittivi. Per le serie costituite da unità archivistiche di contenuto prevalentemente omogeneo è stata fatta una descrizione generale del tipo di documentazione raccolta in ciascun fascicolo o registro nell'introduzione alle singole serie o sottoserie. Gli estremi cronologici rilevati sono quelli delle singole unità archivistiche. Le date sono indicate nella forma di anno, mese e giorno. Solo in alcuni casi (bilanci, mastri, giornali, ecc.) la segnalazione della cronologia è limitata agli anni iniziali e finali di ogni unità. Il sistema di descrizione archivistica utilizzato per la schedatura segue le norme standard internazionali ISAD - International standard archival description.

Criteri di ordinamento

Nel 2001 l’archivio è stato sottoposto a un approfondito lavoro di riordinamento e schedatura coordinato da Paolo Gaballo e Fabio Del Giudice e curato da Maria Teresa Fulgenzi. All’epoca esisteva già una schedatura, eseguita dalla società Memoria, limitata quasi esclusivamente a registri compresi in alcune serie dei verbali degli Organi sociali e della Contabilità. Ulteriori interventi di riordino e schedatura sono stati eseguiti da Memoria tra il 2017, tra cui si segnala l’intervento sulla Sezione XXIV Fotografica e iconografica. All’avvio del lavoro nel 2001 il materiale si presentava già sufficientemente ordinato, se si eccettuano alcuni fascicoli, probabilmente fuoriusciti dai contenitori, che erano in uno stato di totale disordine e per i quali è stato necessario un puntuale lavoro di riordino secondo il criterio originario. All'interno dei singoli fascicoli invece (o dei sottofascicoli e inserti, quando presenti) raramente sono state riscontrate manomissioni all'ordinamento delle carte, archiviate secondo un criterio cronologico. Le difficoltà incontrate nel corso del lavoro, in particolare nella fase di riordino e individuazione delle serie, sono state determinate piuttosto dallo stato di disordine archivistico rilevato in alcune di esse, dovuto ai rimaneggiamenti subiti in vari periodi e operati dallo stesso ente, nonché dalle grosse lacune tipologiche e cronologiche presenti nella documentazione, dall'estrema frammentarietà e dalla scarsa consistenza di alcune serie, in alcuni casi ridotte a spezzoni, e dalla perdita di strumenti fondamentali per la comprensione e la corretta ricostruzione dell'ordinamento dell'archivio (protocolli, rubriche, repertori, quadri di classificazione). Nel corso delle varie fasi di intervento è stato sempre rispettato l'ordinamento dato dall'ente alla propria documentazione, secondo un sistema che permette di ricostruire l'articolazione in serie, le classificazioni adottate per l'archiviazione delle pratiche e, più in generale, i criteri in base ai quali era stato organizzato l'archivio. Nei casi in cui le carte hanno conservato l'ordinamento dato loro dall'ente nel momento in cui furono poste in essere, questo in fase di riordino è stato mantenuto; quando invece l'antico sistema di archiviazione dei documenti risulta modificato da successivi rimaneggiamenti, è stato rispettato l'ultimo ordinamento trovato. Il complesso dei documenti risulta suddiviso in sezioni e serie, comprese le carte appartenenti agli enti aggregati confluite nell'archivio della Cassa. Le serie più ricche e articolate sono state ripartite in sottoserie, a loro volta eventualmente suddivise in sotto-sottoserie. All'inizio compare la documentazione normativa e le disposizioni di carattere generale sull'organizzazione dell'Istituto (cioè gli statuti e i regolamenti), le serie attinenti all'attività degli organi sociali (verbali e atti dell'Assemblea dei soci, del Consiglio di amministrazione, del Comitato di direzione), quelle relative al ruolo di controllo del Collegio sindacale e le pratiche prodotte dalla Presidenza e dalla Direzione generale; seguono poi le serie della contabilità, della raccolta dei depositi e degli impieghi, testimonianti le principali attività esercitate dall'Istituto, quelle relative al lavoro svolto dagli Uffici Ispettorato, Personale, Contenzioso e Legale, alla gestione dei servizi appaltati e all'esercizio dei crediti speciali (Ricevitorie ed Esattorie comunali e provinciali, Credito su pegno, Credito agrario, fondiario e artigiano). Di particolare rilievo, sia per la consistenza sia per l'importanza rivestita dalla documentazione, risultano le serie dei verbali degli organi sociali e il carteggio della Direzione: mentre nel primo caso si conservano le raccolte complete dei verbali delle Assemblee dei soci, del Consiglio e del Comitato, il carteggio presenta purtroppo numerose lacune; insieme documentano comunque la vita dell'Istituto e riescono ad offrire un quadro completo delle principali vicende che ne caratterizzarono la storia. Nei fascicoli del carteggio della Direzione si sono rinvenute le testimonianze riconducibili a varie manipolazioni attuate nel corso del tempo; ma la labilità delle tracce e le grosse lacune spesso presenti nella documentazione hanno reso particolarmente complesso e faticoso il lavoro di interpretazione dei sistemi di ordinamento esistenti, di quelli precedentemente in uso, degli eventuali titolari applicati e, più in generale, degli interventi di vario tipo effettuati sul materiale documentario. Il complesso dei registri della contabilità generale, dei depositi e degli impieghi costituisce un patrimonio fondamentale per un archivio bancario, poiché riflette quelle che erano le funzioni istituzionali esercitate da un'azienda di credito. Di questa categoria ci sono pervenute pressoché integre solo le serie dei bilanci a stampa e dei libri principali della contabilità (giornali, mastri e inventari); maggiori lacune sono presenti negli inventari e nei saldaconti dei depositi e dei rinvestimenti, anche se la loro consistenza resta comunque notevole; il resto della documentazione, soprattutto quella contenente le minute registrazioni delle varie operazioni relative ai depositi e agli impieghi, è invece molto frammentaria e cronologicamente discontinua tanto che, in alcuni casi, è stato difficile anche individuare la tipologia di alcuni registri. Le serie quantitativamente più cospicue sono quelle degli uffici Contenzioso e Legale, che insieme ammontano ad un totale di oltre 7.000 fascicoli, anche se rivestono minor rilievo per il tipo di informazioni ricavabili dalle carte; il contenuto delle pratiche è infatti, nel complesso, piuttosto omogeneo: nel Contenzioso si conserva l'insieme degli atti processuali relativi alle numerose vertenze giudiziarie e alle cause istruite prevalentemente per il recupero dei crediti. I fascicoli del Legale contengono, invece, i documenti prodotti dall'Ufficio per l'istruzione delle domande di mutuo. Tracce consistenti di alcuni rimaneggiamenti subiti dalla documentazione sono rilevabili nelle serie del Contenzioso, del Legale e del Personale. Evidentemente, dopo l'acquisizione di migliaia di pratiche provenienti dal Monte di Pietà in seguito all'incorporazione, si sentì la necessità di intervenire nella riorganizzazione generale delle carte per facilitarne la gestione. Anche in questo caso è stato ovviamente mantenuto l'ultimo ordinamento trovato. Alcuni piccoli nuclei documentari, infine, sono stati inseriti necessariamente in serie di nuova formazione: si tratta delle pratiche relative alle erogazioni di beneficenza, alle celebrazioni per gli anniversari della fondazione dell'Istituto, alla partecipazione della Cassa ad esposizioni e all'attività del Governo militare alleato, collocate nella sezione VIII, e alla gestione delle proprietà immobiliari, nella sezione XIV. In particolare, nelle serie citate l'ente intervenne sull'originario ordinamento delle carte, selezionando un esiguo numero di documenti ed effettuando con essi dei raggruppamenti tipologici. Lo stato di conservazione di queste carte, peraltro, è talmente frammentario da rendere impossibile, in alcuni casi, la ricostruzione delle antiche connessioni e delle originarie provenienze; ci si è limitati, quindi, a prendere atto della situazione esistente, mantenendo le carte nello stato in cui ci sono pervenute. Descrizioni più dettagliate sono comunque contenute nelle introduzioni premesse ad ogni serie o sottoserie, comprendenti note sulla natura e l'attività dei diversi organi o uffici e ulteriori informazioni sui documenti descritti e sulle soluzioni adottate caso per caso

Struttura


Incrementi previsti


Consultabilità

Lo stato di conservazione del materiale è complessivamente discreto. Nel 2023 è stato eseguito un intervento di depolveratura.

Bibliografia

M. T. FULGENZI, Note sull'inventariazione dell'archivio della Cassa di Risparmio di Roma, in "Roma moderna e contemporanea", XII, 3, 2004, pp. 617-628.
Per la storia della Cassa di Risparmio di Roma si vedano i seguenti testi: CASSA DI RISPARMIO IN ROMA, Monografia storico-statistica dalla fondazione (14 agosto 1836) all'anno 1910, Roma 1911; R. D'ERRICO, Una gestione bancaria ottocentesca: la Cassa di Risparmio di Roma dal 1836 al 1890, Napoli 1999.

Persona

Ente